Sono appena tornata da un viaggio in Israele, dove ho avuto la possibilità di praticare la valutazione dinamica LPAD presso il Feuerstein Institute di Gerusalemme, con la supervisione della dottoressa Lea Yosef, una delle principali collaboratrici di Reuven Feuerstein e massima esperta in materia.
La valutazione dinamica non assegna numeri e non emette sentenze, non quantifica ma descrive in modo estremamente approfondito il comportamento cognitivo della persona, andando ad esplorare non solo ciò che è in grado di fare ora, ma anche quello che può fare con la giusta mediazione e come. Chi valuta intraprende un viaggio nella mente del ragazzo e acquisisce numerose informazioni nei campi dell’astrazione, della memoria, della spazialità e dell’organizzazione, allo stesso tempo la valutazione è terapeutica per il destinatario. Costui infatti non si sente giudicato, bensì coglie l’occasione per imparare strategie di apprendimento più efficaci e per conoscere meglio il suo funzionamento cognitivo, andando ad acquisire maggiore consapevolezza e autostima. Il terapista alla fine della valutazione avrà gli strumenti per impostare il percorso di potenziamento più adatto al caso, il ragazzo ne uscirà più “forte” sia dal punto si vista cognitivo che emotivo e sarà più motivato a collaborare.

Abbiamo seguito due ragazzini di 11 e 13 anni, entrambi dislessici seppur con caratteristiche estremamente diverse. Uno dei punti di forza del Metodo Feuerstein è il non considerare il disturbo nella sua globalità, bensì di analizzarlo attraverso una moltitudine di funzioni cognitive (es. pianificazione, classificazione, controllo dell’impulsività …) che possono essere carenti o efficaci in ognuno di noi. Se diciamo “questo bambino è dislessico”, difficilmente applicando un “pacchetto predefinito” di esercizi otterremo un risultato, diversamente se sappiamo che “questo bambino è dislessico e le funzioni cognitive di Orientamento Spaziale (considerata come sequenzialità ) ed Esplorazione Sistematica sono carenti”, allora avremo un’idea chiara di dove andare a lavorare e potremo pianificare un percorso su misura, da cui il bambino potrà trarre maggior beneficio. Le potenzialità di un metodo analitico che considera la persona nella sua individualità piuttosto che per la sua patologia/disturbo sono state lampanti confrontando questi due ragazzini, che hanno sì delle difficoltà comuni, ma il cui comportamento cognitivo risulta in gran parte molto diverso.
Oltre al lavoro con i ragazzi e alle lezioni, è stato di grande interesse osservare l’organizzazione dell’Istituto, attivo su larga scala in varie direzioni: due interi piani sono dedicati ai percorsi individuali con educatori, psicologi, logopedisti, terapisti occupazionali e fisioterapisti, che praticano il Metodo Feuerstein ognuno nel proprio ambito professionale, questo a documentare la flessibilità e trasversalità del programma di arricchimento strumentale. Oltre a moltissimi bambini e ragazzi israeliani, tra i clienti ci sono bambini di tutto il mondo che seguono percorsi intensivi della durata di qualche settimana. Altri corsi sono rivolti a giovani adulti per facilitare l’inserimento lavorativo, momento delicato dove vi sono difficoltà di apprendimento.
Il Feuerstein Institute ha inoltre al suo interno una scuola speciale: in Israele purtroppo non esiste un sistema inclusivo, come Feuerstein auspicava, che permetta a tutti di accedere alla scuola “normale”, vi sono invece le “scuole speciali” specifiche per vari disturbi. Ci sono però bambini che non vengono ammessi nemmeno in queste ultime, la scuola speciale del Feuerstein Institute è rivolta a loro.
Ho avuto l’opportunità di parlare con il preside di questa scuola, che me ne ha descritto l’organizzazione, a mio parere esemplare.
Le attività svolte con i bambini più difficili all’inizio sono attività ludiche, che non contemplano l’uso degli strumenti, a volte sono le stesse che si praticano anche in altre scuole, una differenza fondamentale è che presso il Feuerstein Insitute si tengono sempre in mente le funzioni cognitive. La scuola ospita quaranta allievi, ognuno ha un’insegnante individuale, tuttavia si lavora sempre in gruppo intorno ad uno stesso tavolo, non c’è isolamento. I gruppi sono composti da bambini con funzionamento cognitivo e difficoltà di tipo diverso, ognuno ha più qualità in un’area piuttosto che in un’altra, così che ognuno può imparare dagli altri e trasmettere qualcosa di positivo. Frequentemente viene organizzata la mediazione tra pari, i bambini più bravi in un settore insegnano agli altri e hanno l’opportunità di sentirsi importanti e utili.

La mediazione del significato, fondamentale in Feuerstein (il bambino deve essere sempre consapevole di quello che sta facendo e comprenderne il motivo) viene attuata attraverso la passione che l’insegnante trasmette. Per certi bambini è difficile rispondere alla domanda “Perché questo è importante per te?”, l’importanza di un’attività viene recepita nell’entusiasmo del mediatore (educatore). Gli insegnanti devono avere passione, aderire a un sistema di credenze (Tutti sono modificabili, Questo bambino è modificabile, Io posso modificare questo bambino, Io sono modificabile, La società è modificabile) e, variabile importantissima, devono lavorare duramente. Feuerstein, quando gli si presentava un bambino con grandi difficoltà, non diceva né “Lascia stare, non avere aspettative”, né “Certamente cambierà”, bensì “Bisogna lavorare duramente affinché cambi”. Passione, competenza e duro lavoro sono gli ingredienti per la modificabilità.
Dove c’è maggiore rigidità il cambiamento non si vede né dopo una settimana, né dopo un anno, per cui bisogna avere pazienza e continuare a lavorare. Quando qualcosa inizia a cambiare, non va mai sottovalutata, perché un cambiamento irrilevante ai nostri occhi può essere per il bambino qualcosa di molto grande, scintilla della modificabilità.
(Testo a cura di Nicoletta Bosco)